In Italia affrontare il tema dell’educazione affettiva e sessuale nel sistema scolastico significa spesso confrontarsi con tabù, resistenze culturali e semplificazioni ideologiche.
Tuttavia, la scuola ha la missione di preparare le nuove generazioni ad affrontare la vita con competenza, rispetto e responsabilità, anche sul piano delle relazioni personali e dell’identità. In tale cornice, il sistema scolastico è ancheun presidio fondamentale per il contrasto alla violenza di genere.

Fino ad oggi alla sessualità e all’affettività in età evolutiva è stata dedicata un’attenzione sporadica, frammentaria e diseguale.

Mancano un quadro nazionale chiaro, una progettualità condivisa e specialmente una efficace capillarità. Spesso le attività, anche quando presenti, si svolgono senza un vero coordinamento o vengono delegate a interventi esterni occasionali, con il rischio di rafforzare visioni parziali e non sempre adeguate.

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In un contesto sociale in cui sono presenti segnali di disagio, isolamento, disinformazione e violenza – in particolare tra i più giovani – è indispensabile coniugare l’informazione con la formazione, per un’educazione che rispondendo alle esigenze del corpo studentesco, alle aspettative delle famiglie e alle funzioni pedagogiche della scuola fornisca conoscenze e al contempo agisca efficacemente sulla dimensione relazionale, emotiva e affettiva di studenti e studentesse delle scuole di ogni ordine e grado.

Questa proposta nasce da un’esigenza urgente, concreta e condivisa:

per proteggere le nuove generazioni dalla violenza, dalla disinformazione e dai modelli dannosi;

per rafforzare il ruolo della scuola come luogo sicuro di apprendimento, di formazione e crescita;

per offrire strumenti chiari, verificabili e qualificati, capaci di crearecittadine e cittadini più consapevoli e promuovere relazioni sane.

L’approvazione della cosiddetta "Legge Cecchettin" (L. 168/2023),coevaal tragico femminicidioche ha scosso profondamente la coscienza collettiva, ha riaffermato la necessità di agire sulla prevenzione della violenza anche attraverso il sistema formativo, come già accade nella gran parte dei paesi del contesto europeo e come peraltro caldamente raccomandato dalla Convenzione di Istanbul, recepita dallo Stato Italiano nel 2013. È necessario ed urgente dare concretezza a quel segnale politico e civile, intervenendo con una proposta educativa scolastica strutturale e permanente, non facoltativa e non subordinata a consensi, trattandosi di competenze che alunni e alunne hanno diritto di acquisire come parte essenziale dell’educazione alla civile convivenza.

Pertanto:

riteniamo che il Ministero dell’Istruzione e del Merito debba finalmente farsi promotore, al di là dell'esternazione di buone intenzioni, e consapevole delle evidenze scientifiche che ne dimostrano l’utilità, di una riforma educativa pragmatica, strutturata e capillare, fondata su dati e competenze, allineandosi alle esperienze virtuose di altri paesi europei;

riteniamo che l’educazione all’affettività e alla sessualità debba essere inserita come parte integrante e strutturale dei percorsi formativi in tutti i gradi della scuola italiana, affidando la materia a docenti formati e capaci di veicolare i contenuti a seconda dell’età degli studenti e delle studentesse, nella consapevolezza che è proprio nei primi anni della scuola dell’obbligo che si impara a costruire sane relazioni con gli altri in termini di rispetto e cura, mentre si avvia una progressiva conoscenza econsapevolezza del proprio corpo;

riteniamo utile riflettere sull’opportunità di non prevedere restrizioni che possano condizionare l’erogazione dell’educazione all’affettività e alla sessualità, in considerazione del suo valore formativo. Per consolidata interpretazione, infatti, l’art. 30 della Costituzione Italiana non riconosce ad enti diversi da quelli preposti dal Ministero il diritto di determinare i contenuti dell’insegnamento; semmai prevede un dovere della Repubblica e diritto dei giovani a essere istruiti anche quando i genitori non vogliano adempiere a tale obbligazione o, pur volendolo, sono impediti. Ciò perché nell’idea di scuola pubblica dei nostri Costituenti vi è la convinzione che attraverso l’istruzione si concorra alla formazione di cittadini rispettosi dei valori costituzionali, primo fra tutti il rispetto della dignità umana. Ne discende che non di tema sensibile si dovrà parlare in corrispondenza dei percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità, ma di un insegnamento essenziale alla formazione ed educazionedei cittadini e delle cittadine verso il rispetto reciproco che parte dal rispetto di sè.

Alla luce di quanto esposto, Chiediamo che:

L’educazione all’affettività e alla sessualità sia riconosciuta come materia con un proprio spazio e un ruolo definito, distinta dall’educazione civica e collocata in modo stabile all’interno del curriculum scolastico.

● I contenuti siano sviluppati da esperti multidisciplinari, in linea con gli standard raccomandati da OMS, Unesco e da realtà nazionali di comprovata esperienza.

● Sia garantita la formazione del personale scolastico, attraverso percorsi specifici finanziati, trasparenti e coerenti con gli obiettivi educativi.

● Si promuova un approccio educativo basato su rispetto, responsabilità e senso civico, capace di offrire una visione equilibrata, inclusiva, olistica e non ideologica.


Siamo pienamente consapevoli che la scuola italiana, da decenni, si trova in uno stato di cronico definanziamento, con una spesa pubblica per l’istruzione che colloca l’Italia tra gli ultimi paesi europei. I fondi mancano per moltissime esigenze di base e i/le docenti continuano a essere tra i meno retribuiti d’Europa, pur a fronte di un carico di lavoro sempre più complesso e aggravato da numerose incombenze burocratiche. Al tempo stesso, non ignoriamo la tensione che si attiva tra il proliferare di attività collaterali e il regolare svolgimento del programma, costringendo i docenti a sforzi straordinari per completare i percorsi didattici e gli studenti e le studentesse a gestire un carico di impegni spesso eccessivo e frammentato.

Proprio per queste ragioni, la presente proposta non intende in alcun modo erodere ulteriormente le già scarse risorse economiche della scuola italiana, né trasformarsi in un’ulteriore incombenza non retribuita per il personale docente. Si tratta piuttosto di un invito a una riflessione collettiva che, in un momento in cui la spesa per l’istruzione e la sanità continua a subire tagli riconosca finalmente alla scuola pubblica e al suo valore civico la centralità che meritano, prevedendo un adeguato sostegno anche sul piano concreto e finanziario.

Una scuola che educa anche all’affettività e alla sessualità è una scuola che previene, protegge e prepara a vivere insieme. Perché educare non è solo istruire: è offrire strumenti per convivere con dignità, equilibrio e rispetto reciproco. In un’epoca segnata da nuove tensioni internazionali, riteniamo che educare alla consapevolezza di sé e al rispetto degli altri sia anche un modo per riaffermare il valore della convivenza civile e della pace.

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